SERVIZIO UNICO AFFIDI

 

I colori dell’affido

Che cos’è l’affido famigliare? dal punto di vista giuridico è una forma di protezione per minori: l’istituto giuridico attraverso il quale un bambino temporaneamente privo di un ambiente famigliare idoneo viene collocato in una famiglia sostitutiva per un periodo,  al fine di sperimentare sane e positive abitudini e relazioni mentre la famiglia di origine si impegna nel progetto di recupero e di ripristino delle proprie capacità genitoriali e protettive. AFFIDI

Se invece si raccogliesse la definizione “popolare”  l’affido verrebbe delineato come un atto bellissimo, un atto di coraggio, riservato a pochi eroi  … se non a pazzi che hanno poi il coraggio di “restituire” il bambino che hanno amato per almeno un paio di anni. Un’impresa epica che spetta solo a pochi,  capaci di grandi opere o  animati dalla follia o dall’amore divino.

Gli affidatari, coloro i quali vivono invece già questa esperienza giorno per giorno, rappresentano  invece l’affido come una tavolozza di colori che racchiude tutte le gradazioni e le tonalità della vita e dei sentimenti. La loro definizione passa attraverso esperienze, fatiche ed emozioni e i piccoli, solo apparentemente insignificanti, gesti quotidiani ….non di sicuro attraverso parole o concetti astratti, i loro vissuti ci parlano di  un’esperienza di genitorialità complessa e difficile ma carica di senso e di vita.

Non conosco affidatari che vorrebbero essere definiti come eroi , né tantomeno folli o santi, ma conosco persone che si ritengono semplicemente persone  o nuclei famigliari che hanno voglia di aiutare un bambino e la sua famiglia in difficoltà, definendo l’affido fondamentalmente una scelta di amore, e di certo l’amore non ha a che fare con i supereroi ma con la naturalezza e l’anima dell’essere umano  ….chi ha la fortuna e l’onore di lavorare con queste famiglie sperimenta al loro fianco fatiche, sofferenze, delusioni, gioie e speranze ed è un compito non facile ma sicuramente molto più facile di quello che vivono loro.

Nella gamma dei colori troviamo tanto grigio almeno inizialmente, il grigio in cui è immerso il bambino che si trova a vivere fuori dalla famiglia, magari in una comunità, luogo che può essere solo di transito e non luogo ultimo di accoglienza e di crescita, i toni cupi delle fatiche vissuti dalla famiglia di origine, in grave difficoltà, che non riesce, pur magari impegnandosi ad essere adeguata ai bisogni del bambino. Nelle sfumature più cupe appare anche a volte il ruolo dei Servizi Sociali, del Tribunale….di coloro che “tolgono i bambini”, di interventi che talvolta assumono i contorni di atti molto duri portati avanti in nome dei diritti dei minori.

Poi il colore verde della speranza di un futuro migliore, di tanti sogni di cambiamento, di ricongiungimento, di desideri e di progetti che si avverano. Nelle sfumature del verde pallido rintraccio la coppia o la persona che si avvicina all’affido con timore, che ha una disponibilità che vorrebbe donare ma sulla quale si interroga ancora molto, perché l’affido sembra essere davvero difficile, poi nel tempo grazie alla formazione, all’incontro con altre famiglie affidatarie il colore, per alcuni, diventa più pieno e acquista una vivacità più intensa…..al punto tale da riuscire a diffondere questa luminosità.

L’azzurro è il colore che invece appartiene di più ai bambini, il colore del cielo e dell’acqua, della calma e della pace, delle certezze che c’è qualcuno che li protegge, che risponde ai loro bisogni, che li accompagna nel futuro senza spezzare il legame unico, sacro e fortissimo con la propria famiglia di origine, della certezza dei ritmi e delle regole, quelle regole che fanno bene perché rassicurano e danno ritmo alle giornate e agli eventi .

I toni accesi del rosso, dell’arancione, sono quelli della passione e della gioia, la passione che anima le famiglie che accompagnano questi bambini e che si prodigano perché vengano rispettati i loro diritti, perché ricevano le cure giuste, le terapie, l’affetto perché vengano rispettati i loro tempi e non si sentano più soli e confusi; il gioco che fa tornare bambini anche i grandi, la vivacità e l’energia, perché stare con i bambini permette a tutti di far emergere il lato più energico e giocoso di ciascuno di noi.

Tutti questi colori, nella tavolozza dell’affido, non sono fermi e statici …. sono in movimento continuo a ritmo differente, onde lente o vortici che mutano, virano di tonalità, si mischiano e poi si dissolvono, talvolta si vede anche tutto nero…. l’unico requisito davvero necessario per fare affido è la voglia di mettersi in gioco e di aprire il proprio cuore in cambio di esperienze che danno significato ad un tratto di esistenza che si decide di condividere anche con un bambino e, anche se meno direttamente, con la sua famiglia che …..sicuramente tutto questo è “tanta vita”, un grande abbraccio che accoglie tutti.

L’affido non si fa, l’affido si vive e si vive intensamente, non è richiesto alcun requisito particolare, solo la voglia di mettersi in gioco nella relazione con un bambino e mantenere quello come il focus del proprio intervento dando la disponibilità ad incontrare questa esperienza senza pregiudizi, iniziando ad incontrare le esperienze di affido già vissute, riflettendo sul significato per il bambino, per la sua famiglia e per se stessi, cominciando ad ascoltare gli altri e il proprio desiderio di aprirsi e di crescere, perché l’affido è un’esperienza di dono di se stessi agli altri in cui si riceve molto di più di quanto si è dato.